Le nuove aspettative di longevità, l’invecchiamento della popolazione, il diffondersi di patologie cronico-degenerative, la crescita del tempo di vita caratterizzato dalla perdita di autonomie nelle funzioni di vita quotidiana, hanno determinato una domanda crescente di cura a lungo termine.
Il gap tra il bisogno di assistenza quotidiana e un sistema di welfare caratterizzato da risorse decrescenti e servizi sempre più prestazionali, ha determinato un forte carico di cura sulle famiglie.
Famiglie la cui dimensione e composizione si è profondamente modificata in termini sociali con la forte riduzione del numero di membri, l’allontanamento dal luogo di origine e dalle reti familiari/parentali per ragioni di studio, lavorative, di ricerca di opportunità di realizzazione personale.
In questo quadro il carico di cura è diventato sempre più difficile da sostenere e da conciliare con il lavoro.
Essere caregiver e lavoratrice/lavoratore dipendente o autonomo comporta un forte stressderivante dall’esigenza di rispondere a bisogni (spesso imprevedibili) della persona cara assistita se non anche genitoriale, al contempo assolvere le responsabilità previste dalla attività lavorativa, fare fronte ad una rilevante riduzione di potere d’acquisto.
Il protrarsi nel tempo di tale condizione rischia pesantemente di portare all’abbandono della condizione lavorativa.
Un abbandono che colpisce soprattutto le fasce di età over 45 ed il genere femminile, con conseguente perdita di indipendenza economica, possibilità di autorealizzazione, stabilità sociale, valorizzazione delle competenze maturate sul lavoro.
Perdite che impattano sulla vita delle persone, ma anche sul patrimonio professionale delle imprese, sulla motivazione sulla salute e sulla capacità di concentrazione dei caregiver che lavorano.
Oltre 4 milioni e mezzo di persone inserite nel mercato del lavoro sono impegnate per oltre 20 ore settimanali in attività di cura di una persona cara, con il costante bisogno di:
- integrare tale attività con altre figure in grado di garantire continuità assistenziale,
- relazionarsi con il sistema delle cure mediche, riabilitative, infermieristiche,
- rispondere agli adempimenti burocratici richiesti per il riconoscimento del livello di disabilità o non autosufficienza,
- fruire di quanto previsto dalla attuale normativa in materia di permessi, congedi, conoscere le modalità di accesso ai servizi pubblici ove presenti.
Molte imprese hanno acquisito consapevolezza di tale condizione, attivato survey e servizi di supporto con risorse proprie e/o frutto di accordo sindacale in materia di welfare aziendale e hanno favorito, a livello aziendale, reti di solidarietà e iniziativa.
Interventi preziosi che, per impattare significativamente sulla vita della/del caregiver che lavora in termini di effettiva sostenibilità, necessitano di essere affiancati da una nuova generazione di welfare pubblico e aziendale, sinergici nel rispondere a bisogni di assistenza a lungo termine e sollievo a chi si prende cura.
Agire in tale direzione richiede: volontà politica, condivisione di dati, risorse, competenze, procedure organizzative, tecnologie e strumenti di supporto.
Il welfare aziendale può rispondere ai bisogni dei propri lavoratori e al contempo dare sostegno a processi di innovazione del welfare territoriale favorendo un nuovo welfare generativo di comunità.
Per realizzare questi obiettivi occorre che:
- il Legislatore indichi una priorità per servizi di “welfare aziendale” – fiscalmente e contributivamente agevolati – mirati alla qualità sociale, in ottica di complementarietà e sussidiarietà con servizi di welfare pubblico rispondenti a bisogni di cura;
- le Parti sociali operino per nuovi modelli di relazione e accordi – in ambito nazionale, territoriale e aziendale – centrati sul benessere del lavoratore/trice nel proprio contesto familiare e affettivo;
- il Sistema dei Servizi sociali e sanitari pubblici, come previsto dalla Riforma della non autosufficienza e della disabilità, operi nel segno della personalizzazione, domiciliarità e attivazione del caregiver familiare come risorsa;
- il Terzo settore si impegni a innovare, flessibilizzare, rendere accessibili i servizi mantenendo alti standard di cura e promuovendo una crescente sussidiarietà con i Servizi pubblici;
- infine i lavoratori-caregiver maturino una crescente consapevolezza dei propri diritti e delle opzioni prioritarie necessarie per la conciliazione del lavoro con la cura.
A tal fine i Soggetti che aderiscono al presente manifesto/appello, consapevoli dell’importanza di accordi condivisi fra welfare aziendale e welfare assistenziale nella dimensione territoriale e comunitaria, che dia risposta ai bisogni di cura, si impegnano:
- a sollecitare e promuovere proposte e ad azioni convergenti perché questa alleanza sia resa possibile e si sviluppi sul piano: legislativo, normativo, organizzativo, informativo e funzionale;
- a promuovere un Network a sostegno dei caregiver che lavorano per: diffondere buone pratiche di welfare generativo e comunitario sostenute dall’intesa fra le parti sociali sui territori, identificare e promuovere i vantaggi aziendali derivanti dal supporto ai caregiver sul posto di lavoro; sensibilizzare gli Attori istituzionali a livello nazionale e regionale.